Confraternita di San Carlo Borromeo

Sessa Aurunca - Caserta

Storia della Confraternita

Secondo quanto riferito dagli storici locali Lucio Sacco (1640) e Tommaso De Masi (1763), la Confraternita di San Carlo Borromeo fu fondata nel 1615 da un gruppo di laici che, dopo aver restaurato l'antica Chiesa di San Francesco, l'intitolò a san Carlo.
L'attuale sede della Confraternita in origine era una piccola Chiesa dedicata alla Beata Vergine della Neve (ancor oggi nella sacrestia se ne può ammirare una splendida icona), ma, secondo una leggenda tramandata dai predetti storici locali, dopo la morte di San Francesco, la Chiesa fu dedicata al Santo per avervi trovato dimora nel suo soggiorno a Sessa, dove, secondo quanto riferito da Tommaso da Celano, operò il miracolo, affrescato da Giotto nella basilica inferiore di Assisi, di resuscitare un bambino morto sotto il crollo di una casa. Le origini della Confraternita però sono più antiche. Nel 1591 infatti, secondo quanto riportato da fonti documentarie, alla predetta chiesa di San Francesco veniva attribuito l'epiteto  "dei battenti", avendovi ancora sede all'epoca una confraternita così denominata e risalente probabilmente  al XIII secolo. Sempre secondo quanto riferito dagli storici locali, dopo la sua nascita, la Confraternita di San Carlo, parimenti alle altre Confraternite di Sessa, fu aggregata con l'omonimo sodalizio romano ospitato dalla Chiesa di san Carlo al Corso, soprattutto per godere i benefici delle indulgenze concesse periodicamente dalla Chiesa. La Confraternita di San Carlo Borromeo era tra le più numerose fra quelle esistenti in Sessa, contando 125 confratelli ed era caratterizzata da norme statutarie che potremmo senz'altro definire corporativistiche per la più totale preclusione alle caste borghesi e nobili e l'ammissione esclusiva riservata ai ceti più poveri: artigiani, manovali, operai ed anche sacerdoti, purché non di estrazione nobiliare. In queste regole è chiaramente rinvenibile l'invito all'umiltà, che non solo fu il motto ispiratore di San Carlo, ma anche di San Francesco e di S. Lazzaro, il cui culto sembra rinviare alla preesitente Confraternita dei battenti. Ed è proprio l'amore e la cura dei poveri il carisma ispiratore della Confraternita, come dimostra anche la venerazione del Mistero della Deposizione di Gesù dalla Croce, che, nello spirito Francescano, indica il soccorso ai più deboli ed indifesi. È significativo inoltre che nel quadro raffigurante il Banchetto del Ricco Epulone, nel cartiglio, a commento della parabola, venga riportata la seguente nota "inter tanta vulnera non meminit dolores plagarum, sed famis". Dopo il concordato con il Regno delle Due Sicilie del 1742, le regole della Confraternita furono approvate dal Re Carlo III con Regio Assenso del 30 maggio 1758 ed erano norme, come abbiamo visto, molto rigide particolarmente riguardo all'ammissione dei nuovi confratelli. I neo confratelli, infatti, erano tenuti a pagare in anticipo gli abiti congregali e nell'ipotesi in cui un confratello fosse passato, successivamente alla sua ammissione, a far parte di un ceto borghese o nobile, nei suoi confronti erano limitati certi diritti. La Confraternita di San Carlo non aveva alcun tipo di rendita, perciò faceva affidamento sulla generosità e sulla disponibilità dei confratelli che a turno, cercavano di alleviare le incombenze, raccogliendo offerte nei giorni di festa unitamente al priore e agli assistenti cui era fatto obbligo di questuare nelle campagne limitrofe.
Regole del Monte di San CarloL'Assemblea dei confratelli rivestiva un ruolo fondamentale del pio sodalizio: deliberava su tutte le questioni di importanza rilevante, eleggeva l'Amministrazione il Lunedì in albis ogni due anni. Già in questo Statuto veniva stabilito che i confratelli dovessero riunirsi in preghiera tutte le domeniche e nelle festività principali, ed in particolare quelle di S. Carlo Borromeo e San Lazzaro. Era fatto obbligo inoltre ai confratelli di partecipare alle processioni del Giovedì Santo, San Carlo e San Lazzaro.
Successivamente alla Confraternita, nel 1763, fu eretto il Monte di San Carlo, una sorta di fondazione annessa alla Confraternita che aveva particolari finalità. Le norme fondamentali che disciplinavano la vita del Monte di San Carlo, aveva scopi particolari: che i confratelli del Monte fossero accompagnati alla sepoltura da venticinque confratelli e otto sacerdoti, che fossero sorteggiati obbligatoriamente dei maritaggi o sussidi alle figlie dei confratelli poveri e che fossero celebrate Sante Messe in suffragio dei confratelli defunti. Le regole del Monte di San Carlo furono munite di regio assenso da Ferdinando IV di Borbone il 28 giugno 1763. Attualmente la Confraternita, composta da circa 100 confratelli e consorelle continua a svolgere la sua attività caritativa in favore dei più deboli. Si riunisce una volta al mese per la celebrazione della S. Messa e per gli incontri di formazione e di catechesi. Celebra il 04 novembre la Festività di S. Carlo Borromeo ed il lunedì dopo la Pentecoste, quella di S. Lazzaro mendicante, a cui erano un tempo particolarmente devote le popolazioni del Frusinate e della Ciociaria, che compivano un lungo pellegrinaggio a piedi per partecipare alle celebrazioni della Festa. Inoltre, la Confraternita partecipa ancora oggi agli antichi riti della Settimana Santa che si tengono a Sessa. In particolare, la mattina del mercoledì santo, dopo aver celebrato il precetto pasquale, tiene la processione penitenziale nella quale i confratelli in ambito confraternale ed incappucciati si recano in Cattedrale per adorare il SS. Sacramento, cantando, con antica intonazione il Cantico di Zaccaria ed il Te Deum. Il Sabato Santo, per antica tradizione, la confraternita porta in processione la statua del Mistero della Deposizione di Gesù dalla Croce, con un caratteristico incedere lento e cullato chiamato in dialetto "cunnulella". La processione viene svolta insieme alla Confraternita del Ss. Rifugio. La confraternita partecipa inoltre a tutte le celebrazioni presiedute dal Vescovo ed in particolare, in abito confraternale, alla Processione del Corpus Domini e ed a quella della Madonna del Popolo e San Leone IX, Patroni della Diocesi, che si tiene il Lunedì in Albis.