La Pasqua
IL PERCHE' DELLA PASQUA
di A. Cannella
Tra le varie ricorrenze, la cui tradizione si perde nei secoli, quella della Pasqua assume valenza particolare nella Storia dell'uomo perché proietta le sue radici in diversi campi della conoscenza quali la Teologia, l'Astronomia, la Filosofia, l'Antropologia, la Semiotica, la Metafisica e l'Ermeneutica. Considerata la vastità dei campi della conoscenza su cui bisognerebbe "scavare" è facile intuire che la presente dissertazione vuole essere soltanto una semplice guida, tra l'altro parziale, che rimanda ad una indagine più approfondita del tema.
Il termine Pasqua (Pesach) sta a indicare un "passaggio" ed implica un cambiamento ideologico o materiale o tutti e due insieme. Il passare oltre per gli antichi ebrei era come abbandonare una sponda di un fiume per conquistarne un'altra. In particolare la Pasqua è un evento che commemora, per gli ebrei, il "passaggio" dalla schiavitù d'Egitto alla libertà, in visione della terra promessa. Il significato più intimo della festa, il senso spirituale assunto nella coscienza popolare, si dovrebbe ricercare, comunque, nel periodo nomade degli ebrei che, in seguito alla conquista della libertà, "oltre-passando" il Mar Rosso (evento che prelude il futuro battesimo cristiano), vagò per quarant'anni nel deserto prima di insediarsi nella terra di Canaan. Anche il periodo di quarant'anni ha in questo caso un significato mistico che fa parte di quel sostrato tradizionale religioso popolare teso ad enfatizzare la propria Storia, e gli eventi della Natura, attraverso un simbolismo numerico. Possiamo soltanto dire, secondo la nostra logica, ciò che poteva rappresentare per quel popolo, senza peraltro affermare il significato reale che essa doveva assumere nella loro vita pastorale. I ritmi della vita erano, per necessità, scanditi secondo il ciclo delle fasi lunari e del continuo alternarsi del giorno e della notte. Essi si svolgevano secondo un ordine alternativo di 29 e 30 giorni solari. Ogni 18,6 anni le fasi della Luna si ripetevano e in antichità si pervenne ad un calendario ciclico lunisolare di 19 anni di cui 12 anni erano composti di 12 mesi lunari e 7 di 13 mesi. Le loro ricorrenze festive erano certamente legate ai ritmi delle lunazioni, e quindi a qualcosa di ciclico e spesso corrispondevano, senza identificarsi con esse, alle feste in onore del dio Marduk di Babilonia. Purtroppo, le riforme deuteronomiche e sacerdotali successive all'insediamento nel territorio di Canaan, ne hanno fatto perdere il loro significato arcaico. Se accettiamo, comunque, il concetto di "passaggio" allora possiamo intenderlo nella sua accezione più estesa e riconoscere come prima Pasqua in assoluto, quella relativa al passaggio dalle tenebre alla luce, nel primo giorno della creazione. I cristiani anziché ricorrere a formule cicliche legate ad eventi naturali, con la celebrazione della Pasqua, fanno memoria del sacrificio gratuito compiuto dal figlio di Dio, che in tre giorni passò dalle tenebre alla luce, per la salvezza di tutti gli uomini (il numero tre vuole essere un richiamo alla economia salvifica trinitaria). In funzione di questa ricorrenza, nella liturgia cattolica, vengono indicate diverse forme di feste pasquali come la Pasqua di Resurrezione, la Pasqua epifania, la Pasqua fiorita, la Pasqua delle rose, ma bisogna anche dire che per i cristiani ogni Domenica è Pasqua di Resurrezione. Il simbolo Pasquale, a questo punto, sembra avere perso quella tipica aria campagnola che aveva in origine per elevarsi a simbolo di mistero cristiano, e non come qualcosa di segreto, incomprensibile e inaccessibile, ma come piano di salvezza, dalla schiavitù delle miserie umane.
Le prime comunità cristiane celebravano la resurrezione di Cristo nello stesso giorno della Pasqua ebraica, poi su ispirazione del testo evangelico e della festa pagana che cadeva nel Dies Solis fu deciso che doveva essere celebrata la domenica successiva nel Dies Dominica. Questa festività essendo legata ad un calendario lunisolare presentava alcune difficoltà non indifferenti per stabilire in anticipo il giorno della sua ricorrenza. Con il concilio di Nicea nel 325 d.C., alla presenza di 320 tra Vescovi e Monaci, furono fissati i criteri per stabilire in maniera continua la data della Pasqua cristiana. La decisione fu presa, tra l'altro, in un clima di dispute teologiche, cominciate cinque anni prima dal vescovo di Alessandria Atanasio contro l'eresia di Ario, alla presenza dello stesso Costantino che aveva dato al Sacrosantum Concilio un certo sapore politico. Fu stabilito in quella sede che la Pasqua si doveva celebrare ogni anno nella domenica successiva alla prima Luna piena che segue l'equinozio di primavera. La Pasqua cristiana assume importanza fondamentale per la comunità ecclesiale perché fissa anche le altre ricorrenze religiose come:
- La Domenica settuagesima che viene 63 giorni prima;
- Le Ceneri 46 giorni prima
- La prima Domenica di Quaresima 42 giorni prima
- L'Ascensione 39 giorni dopo
- La Pentecoste 49 giorni dopo.
Il criterio adottato non sembrò essere esaustivo; nel 325 quando il Concilio di Nicea fissò al 21 marzo la data dell'equinozio di primavera vi erano già tre giorni di differenza tra il calendario giuliano e i dati astronomici rilevabili anche da una ottima meridiana. Infatti il Sole era già passato dal punto equinoziale gamma, (detto anche Punto Vernale) il 18 marzo, dunque poter determinare la data della Pasqua con precisione e con grande anticipo per poter avvertire in tempo i fedeli e programmare le festività. A proporre una soluzione al problema nel VI sec. fu Dionigi il Piccolo, monaco sciita, che nel tentativo di uniformare il calendario seleucida, ebraico e romano, nel 526 determinò una tavola perpetua, di 19 "numeri d'oro" con le corrispondenti date dei noviluni, ottenuta sfruttando il Ciclo di Metone di 19 anni in base al quale la Luna piena ritorna alle stesse date dell'anno ed il ciclo di 28 anni con il quale ritorna a corrispondere la data dell'anno con il giorno della settimana a cui veniva assegnata una lettera. Quella a cui corrisponde una domenica veniva detta lettera domenicale. Il numero d'oro non è altro che il numero d'ordine nel ciclo di 19 anni e si ottiene dal resto della divisione dell'anno aumentato di uno per il numero 19. Es.: per l'anno 2002 si ha 2002+1=2003; 2003:19 dà come resto 5 che è il numero d'oro cercato. Questa tabella abbinata alla lettera domenicale e al conteggio degli anni bisestili permetteva di calcolare la data di Pasqua di qualsiasi anno e sembrò risolvere il problema. Moltiplicando il ciclo di Metone e il ciclo dei 28 anni si ottiene 19x28= 532 anni che rappresenta il periodo con cui la Pasqua torna a ripetersi nella stessa data e nello stesso giorno della settimana del calendario giuliano. Se non ci fossero gli anni bisestili le lettere domenicali dei giorni della settimana si ripeterebbero ogni 7 anni, ma ogni 4 anni vi è un anno bisestile e quindi il ciclo diventa di 28 anni. Il ciclo di Metone essendo lunare presentò un piccolo errore che si accentuò con il passare dei secoli. Nella seconda metà del XVI Sec. fu necessaria nuova riforma del calendario e Papa Gregorio XIII incaricò il medico e astronomo Luigi Lilio di Ciro, in Calabria, il quale presentò il progetto: Compendium novae rationis restituendi Kalendarium. Dopo la sua morte avvenuta nel 1577, l'esecuzione del progetto fu affidata al cosmografo italiano Egnazio Danti, all'astronomo tedesco Christopher Clavius della compagnia di Gesù ed altri studiosi. Il 24 febbraio 1582 fu decretata la riforma "inter gravissimas" e si cambiò da calendario giuliano a quello gregoriano. Per poter pareggiare i conti si passò di colpo dal giovedì 4 ottobre 1582 al venerdì 15 ottobre, annullando lo sfasamento di 10 giorni di anticipo con cui si presentava l'equinozio di primavera in quell'anno e fu individuato un criterio più preciso per la determinazione degli anni bisestili, basato su quanto segue: Il calendario gregoriano si basa sull'anno tropico, cioè sui ritorni successivi dell'equinozio di primavera, anziché sull'anno siderale che corrisponde ad una rivoluzione completa della Terra intorno al Sole. La durata di un anno tropico espressa in giorni solari medi è uguale a 365,24219 equivalenti a 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45,2 secondi che sono stati espressi, per necessità, nella seguente forma frazionaria: (365 + 1/4 - 1/100 + 1/400 - 0,0003) giorni solari medi. Tutto ciò tradotto significa che bisogna aggiungere un giorno ogni 4 anni, non considerare bisestili gli anni secolari anche se divisibili per 4 (1700, 1800), aggiungere un giorno negli anni divisibili per 400 (o le cui prime due cifre sono divisibili per 4; Es. il 1900 è stato un anno comune mentre il 2000 è stato bisestile), infine per correggere l'ultima esigua differenza, nel futuro, non saranno bisestili gli anni 4000, 8000, 12000 ecc.. La vicenda non passò inosservata e ci furono contadini che vollero essere pagati anche per quei 10 giorni mancanti e ci fu anche chi si sentì disobbligato a pagare il suo debito che scadeva in uno di quei giorni soppressi. Luigi Lilio nel suo compendium aveva proposto anche un ingegnoso sistema detto delle epatte per determinare con largo anticipo la data della Pasqua. L'epatta è l'età della Luna al 1°gennaio ed espressa in giorni interi (Il termine deriva dal greco epaktós che significa importato e indica il numero dei giorni di lunazione importati dall'anno precedente, cioè se l'ultimo novilunio si è verificato il 27 di dicembre, a fine anno l'epatta è 4) che abbinata alla lettera domenicale è stato possibile comporre una Tabula Paschalis formata da 7 colonne corrispondenti alle 7 lettere domenicali e con 30 righe riferite alle 30 possibili epatte in modo che, una volta fissato l'anno, fornisce immediatamente la data della Pasqua. Mentre il mondo cattolico accettò subito il cambiamento, alcuni paesi furono restii e si adeguarono soltanto nel XX secolo, altri ancora mantennero il loro vecchio calendario. Per le festività religiose la Chiesa mantiene lo stesso riferimento lunare adottato in seno al Concilio di Nicea e pertanto in base a quella decisione, alla flessibilità del ciclo lunare e al rispetto della domenica, nel nuovo calendario gregoriano, si può avere la Pasqua più anticipata possibile ed è quella che cade la domenica 22 marzo quando il plenilunio si verifica il sabato del 21 marzo; si è avuta nel 1818 e si riavrà nel 2285 e sono dette bassissime, mentre la Pasqua più posticipata possibile si ha quando il plenilunio cade il 20 marzo. Infatti il plenilunio successivo si verificherà il 18 aprile e se questo giorno è domenica la Pasqua cadrà la successiva domenica 25 aprile; si è verificata nel 1943 e si ripeterà nel 2038 e vengono dette bassissime. Si dicono basse le altre che cadono in marzo e alte quelle che cadono in aprile.